
Chiesa di San Rocco
La Storia
La tradizione vuole che la chiesa abbia origini antiche ma il primo documento che ne attesti l’esistenza è una pergamena datata 27 febbraio 1511. Questo documento si riferisce alla bolla Pontificia di Papa Giulio Il con la quale si autorizza la fondazione di un nuovo monastero, retto dalle agostiniane, da erigersi in S. Angelo, dove si menziona la chiesa di S. Rocco. Con questo documento si ha la certezza dell’esistenza di un edificio religioso che si configura come cappella; quindi, di piccole dimensioni ma sufficiente per soddisfare le esigenze liturgiche di un convento; inoltre, si parla di “costruzione” quindi si sottintende che non esistevano edifici adiacenti alla cappella da adattare a monastero. In base a questa considerazione si può supporre che la cappella si presentasse come edificio isolato e già con una propria storia alle spalle che si può ipotizzare risalente al XV secolo epoca in cui diffuse il culto a San Rocco. Ad avvalorare questa ipotesi possono esser presi in esame alcuni elementi architettonici messi in evidenza nel corso dei lavori di restauro e adeguamento realizzati nel 1998 lungo il lato nord della chiesa. Sulla parete sinistra della chiesa, rimosso l’intonaco e alcune superfetazioni, si sono evidenziati due archi in mattoni, uno a sesto acuto con luce di ml 3,06 ed uno a tutto sesto di luce ml 3,47 con pilastri cilindrici e capitello in cotto, elementi architettonici riconducibili a tipologie edilizie in uso nei secoli XIV e XV. Si può quindi supporre che questo impianto edilizio sia parte di quella cappella citata nel documento del 1511, con la particolarità di avere l’asse longitudinale disposto in senso nord- sud, soluzione planimetrica ricorrente nelle chiese medioevali.
Come la chiesa si sia trasformata nei secoli non è possibile desumerlo dai documenti d’archivio, se non per marginali interventi riguardanti aperture di nicchie per collocarci le statue di S. Rocco e S. Sebastiano (1652), per l’acquisto di una campana benedetta dall’Abate del convento di Villanova (1678) o la sostituzione della statua della Madonna del Carmine perciò “...troppo antica e non proporzionata non solo nella scultura ma anche nella statura” (1711).
Nel XIX secolo si assiste ad una serie di interventi che introdurranno sostanziali cambiamenti architettonici unitamente all’acquisizione di opere d’arte il tutto documentato da annotazioni, lettere, autorizzazioni conservate nell’archivio parrocchiale.
La popolazione della borgata è in costante aumento, nasce l’esigenza di rendere più fruibile e decorosa la chiesa, il 13 aprile del 1801 si fa richiesta al Vescovo per allargare la sagrestia e aprire una nuova uscita verso la strada (vicolo S. Rocco), che viene concessa e successivamente, il 18 agosto dello stesso anno.
Nel 1913 viene benedetta la statua lignea di S. Teresa in sostituzione di un “...logoro dipinto” della Santa stessa e nel 1928 si espone il nuovo quadro della Madonna di Pompei, nel 1933 si realizza una nuova pavimentazione e viene restaurata la facciata.
Nonostante le condizioni economiche della chiesa non fossero delle più floride, come risulta da una supplica al Vescovo nella quale si chiede che la chiesa venga dispensata dal versamento dei legati a causa delle spese sostenute per i lavori di restauro (1841), si danno corso a nuovi lavori. Per allargare la sede stradale, come richiesto dalla Pubblica Amministrazione, viene nel luglio del 1845 ristrutturato il sagrato riducendolo in larghezza di circa 2 ml e vengono rifatte le scalinate e la balaustra.
Nello stesso anno si costruisce la nuova cappella da titolarsi alla Madonna del Carmelo. Sempre in questi anni si dà corso a importanti lavori che incidono profondamente sulla struttura della chiesa: viene rimosso il tetto in legno e realizzata una nuova copertura a botte in muratura, in conseguenza la facciata viene alzata di 3ml circa. Negli anni successivi i lavori riguardano normali opere di manutenzione sino ad arrivare ai primi del XX secolo quando, per opera del pittore Romeo Rivetta, viene decorato l’interno e affrescata, nel finestrone posto sopra il portone d’ingresso, l’immagine di S. Rocco che assiste gli appestati.
Nella prima metà del ‘900 non si registrano lavori di particolare interesse fatto salvo la pavimentazione realizzata nel 1945, bisogna aspettare, come già precedentemente accennato, le opere di adeguamento legate alla riforma liturgica conciliare e gli interventi di ampliamento per aumentarne la capienza eseguiti tra il 1975 e 1976. Per ampliare lo spazio a disposizione dei fedeli si utilizza l’ambiente della sacrestia, posta alla sinistra del presbiterio, e se ne costruisce una nuova all’esterno della chiesa addossandola alla parete del lato est. Ma l’intervento che maggiormente incide sull’aspetto della chiesa è quello legato all’adeguamento liturgico. Le linee guida adottate rispecchiano la tendenza che privilegiava l’apertura dello spazio presbiteriale verso l’aula dell’assemblea e la rimozione di “inutili e pesanti fronzoli”.
Lo spazio un tempo occupato dall’altare e dal coro viene svuotato, l’altare in marmo è rimosso, smembrato e ricomposto utilizzandolo in vari modi, come mensa, come custodia eucaristica, come reggi mensola, le balaustre vengono ridotte, si tolgono le cornici in legno delle statue poste a lato del presbiterio e viene rimosso il pulpito posto sulla parete di sinistra.
L’intervento coinvolge anche altre parti della chiesa con la formazione di una zoccolatura in marmo travertino lungo tutte le pareti dell’aula e la tinteggiatura, monocromatica, delle pareti sino all’altezza del cornicione.
Infiltrazioni, umidità, fumo delle candele, incrostazioni e polveri accumulate negli anni hanno reso necessario un intervento che tra il 2016 e il 2017 si è mosso sotto due aspetti: da una parte la ripulitura della volta con il ripristino delle immagini e la tinteggiatura delle pareti, dall’altra una serie di provvedimenti più strutturali quali un nuovo impianto di illuminazione a led ed un moderno sistema di riscaldamento con pedane radianti poste sotto le panche, alimentato da una nuova caldaia a metano.
L’edificio
L’edificio si articola, secondo schemi tipici dei luoghi di culto minori lombardi, in una unica aula centrale a pianta rettangolare con sviluppo lungo l’asse longitudinale e termina con abside quadrata. La navata e coperta da una volta a botte a tutto sesto il cui punto di appoggio sulla muratura perimetrale e sottolineato da una cornice aggettante; nel suo insieme l’intera volta è ripartita in tre settori da costoloni che riprendono l’andamento delle lesene presenti sulle pareti laterali. Al di sopra della cornice all’interno dei settori definiti dai costoloni si aprono ampie finestre a tutto sesto che illuminano da ambo i lati la chiesa. Sulla volta cornici in gesso dalle linee sinuose racchiudono affreschi con figure e narrazioni delle Sacre Scritture. Il presbiterio, uniformato ai criteri della riforma conciliare, presenta una mensa centrale in sostituzione dell’antico altare mentre nella parete alla sinistra dell’altare, dove un tempo si apriva la porta che dava accesso alla sacrestia, sono state ricavati due ampie aperture ad arco in modo da aumentare lo spazio liturgico e la nuova sacrestia è stata costruita ex novo all’esterno addossandola all’abside. Dal presbiterio si accede direttamente alla torre campanaria di pianta quadrata, con un concerto di tre campane (attualmente cinque), e una copertura a cupola con sovrastante statua della Madonna.
Oltre all’altare maggiore la chiesa presenta altri due altari in piccole cappelle dedicate a S. Rocco e alla Beata Vergine del Carmine poste rispettivamente alla destra e alla sinistra della navata in prossimità del presbiterio, alle quali si accede direttamente dalla navata attraverso ampie aperture ad arco. Queste due cappelle hanno il pregio di ampliare lo spazio architettonico rendendo meno oppressiva la linearità dell’unica aula creando al tempo stesso una pianta a croce latina dove, le cappelle, possono essere assurte a transetti. La parete frontale dell’arco presbiteriale dell’intera volta è decorata da affreschi, opera del pittore Romeo Ricetta eseguite agli inizi del 1900. Nelle spalle laterali si aprono due nicchie con statue di S. Teresa e S. Sebastiano.
Nella parete di controfacciata, al di sopra del portone d’ingresso, è collocato l’organo Bossi- Urbani del 1860 a1 quale si accede da una scala posta alla destra dell’ingresso principale. Al rigore concettuale dell’interno si adegua l’essenziale facciata che si caratterizza intorno al grande portale incorniciato da spalle e architrave in pietra sopra al quale campeggia un dipinto su tavola dedicato a S. Rocco, opera del pittore locale Angelo Savarè, lateralmente all’ingresso sono presenti due nicchie con statue del santo patrono e S. Sebastiano: sopra ad esse due medaglioni con i volti di S. Lucia e S. Apollonia. L’attuale fisionomia architettonica dell’interno della chiesa di S. Rocco è conseguente ai lavori di adeguamento, condotti tra 1975/1976, in conseguenza alle indicazioni introdotte dalla riforma liturgica secondo le direttive del “Concilio Ecumenico Vaticano II”.