Messaggio del Parroco
Carissimi,
sapevamo che le condizioni di salute di Papa Francesco non erano certamente buone. Ci ha riempito di gioia vederlo, pur affaticato il giorno di Pasqua dare la Benedizione Urbi et Orbi dalla loggia vaticana, quella stessa loggia dalla quale si affaccio nel 2013 appena eletto Papa, come è consuetudine, per salutare la folla. Ci ha sorpresi tutti quanti la notizia della sua morte la mattina del giorno seguente. Nulla accade per caso. Papa Francesco si è addormentato nella Pasqua del Signore Gesù, entrando così nel Giorno eterno, il giorno che non conosce tramonto. L’amore si comprende a partire dalla dedizione. Nelle sue condizioni avrebbe potuto risparmiarsi e, invece, come sempre, non lo ha fatto. C’è chi dal Papa in giù, giudica un pastore per la sua presunta “simpatia”. “Ch’el Papa chi e le me pias no”… “Ch’el prevost chi el me pias no”… però poi se si guarda con attenzione e non ci si ferma alla prima impressione, cosa che ovviamente sanno fare solo le persone intelligenti, ci si ricrede di fronte ad una vita spesa per la Chiesa, anche quando per salute uno dovrebbe un po’ egoisticamente risparmiarsi e pensare prima a sé stesso. Nessun Papa è perfetto, come non lo è nessun Vescovo e nessun prete, ma diciamolo pure, come non lo è nessuna comunità e nessun fedele. Eppure la Grazia di Dio si serve di vasi di creta per cu-stodire e porgere agli uomini doni assai preziosi. Così tutti, non solo i cristiani, alla morte di questo Papa che ha fatto a volte discutere, si sono sentiti un po’ più orfani. Un Papa, come lui stesso ha dichiarato, venuto dalla fine del mondo, venuto da quelle periferie a cui egli ha invita-to la Chiesa tutta a guardare. Ci ha dato testimonianza di sobrietà, forse persino eccessiva per un Pontefice a cui avremmo concesso qualche orpello in più; ci ha insegna-to a mettere le persone, la “carne del fratello” come la chiamava lui, prima dei rigidi principi; ci ha spronati a guardare al mondo con ostinata simpatia, rimanendo aperti al dialogo con tutti, condividendo la passione per la nostra casa comune e per la pace. Possiamo solo rende-re grazie al Signore per il pontificato di Papa Francesco, come per quello dei suoi predecessori. Ognuno ha servito la Chiesa con le proprie peculiarità, con le proprie capacità e l’esperienza maturata nel cammino della propria vita e del proprio ministero. Del Papa tutti si permettono di dire tutto e di più da vivo e, come abbiamo visto anche in questi giorni, da morto. Tutti si permettono di senten-ziare, di considerare, di valutare e di preconizzare chi sarà il suo successore. Questi però dovrebbero essere più che altro giorni di silenzio e di preghiera, giorni in cui ripensare a qualche insegnamento che ci è stato offerto da lui e che forse non abbiamo nemmeno considerato o per-sino giudicato con sufficienza. L’autore della lettera agli Ebrei dice: “Ricordatevi dei vostri capi che vi hanno an-nunciato la Parola di Dio, considerate attentamente come sono morti e imitatene la fede”. Ora che si è conclusa la parabola terrena di Papa Francesco, al di là di tutto, di quello che ci è piaciuto o ci è piaciuto di meno di quanto egli ha fatto o ha detto, possiamo davvero considerare come ha saputo accompagnare con saggezza la vita della Chiesa in una stagione particolar-mente complessa, al punto da far decidere al suo predecessore di dimettersi. È morto spendendosi fino all’ultimo, fino alla fine, per tutti noi, per essere lui stesso un segno di speranza per la Chiesa e per il mondo, quella speranza che egli ha sempre voluto che noi ritrovassimo nell’amore misericordioso di Dio fino alla celebrazione di questo Giubileo. Ora egli ha attraver-sato l’ultima Porta Santa, quella che ci introduce nella Gerusalemme celeste, nel Regno della luce e della Pace. Lo affidiamo con affetto filiale al Padre Celeste e alla Madre del Figlio di Dio. “Pregate per me”, ci ha chiesto in continuazione: noi lo facciamo volentieri ed ora più che mai lui lo farà per noi, per tutta la Chiesa, chiedendo anzitutto che lo Spirito susciti tra noi un nuovo pastore, capace di prendere sulle sue spalle il pesante fardello per essere guida illuminata, strumento di comunione, profeta di speranza della Chiesa Universale. Non sappiamo chi sarà il nuovo Papa. Se vogliamo divertiamoci pure a fare anche noi considerazioni, supposizioni pensando di sape-re di quale pontefice oggi ha bisogno la Chiesa. Forse più utilmente possiamo pregare affinché il Signore ancora una volta realizzi la sua promessa di rimanere con noi fino alla fine del mondo; non ci lasci orfani, come lui stesso ci ha promesso e ci doni nel nuovo Papa quel pa-dre di cui sentiamo di aver bisogno, per non disperderci come un gregge che non ha pastore, ed affrontare con la sua guida la pagina di storia che ci attende con le sue sfi-de e le sue promesse.
Il vostro Parroco